mercoledì 2 maggio 2012

CANICATTì, 1380 CASE E CHIESE FANTASMA CHE NESSUNO HA DENUNCIATO

di LIDIA BARATTA

A Canicattì, in provincia di Agrigento, le case non denunciate al Catasto sono 1380. Tra gli “invisibili”, ci sono molte amministrazioni di fondi di carattere religioso, chiese e congregazioni di frati. E addirittura la «mensa vescovile» della città. E senza accatastamento dell'immobile non si pagano né Imu né tassa sui rifiuti.

Milletrecentottanta immobili fantasma. Tante sono le case non denunciate al Catasto solo nel comune di Canicattì, in provincia di Agrigento. Lo ha scoperto l’Agenzia del territorio attraverso una serie di controlli incrociati anche con le utenze di Enel e Telecom. Tra gli “invisibili” del piccolo centro siciliano, ci sono molte amministrazioni di fondi di carattere religioso, chiese e congregazioni di frati e suore. E addirittura la «mensa vescovile di Agrigento». «Molti evitano di denunciare gli immobili per non pagare l’Ici, ora Imu, e la tassa sui rifiuti», spiega Antonino Pillitteri, geometra dell’Ufficio tecnico abusivismo edilizio del Comune di Canicattì.

In base ai dati della Agenzia del territorio siciliana, le strutture invisibili regionali non denunciate nel 2011 hanno raggiunto quota 136 mila, per una rendita catastale (la base imponibile in base alla quale si calcola l'Imu) evasa che si aggirerebbe intorno ai 150 milioni di euro. In testa c’è proprio la provincia di Agrigento, dove sono stati individuati 28.701 immobili sconosciuti al fisco, seguita da Palermo con 25 mila e Catania con 21.354.

«Mettendo a confronto l’aerofotogrammetria con l’estratto delle mappe a disposizione», continua Pillitteri, «l’ufficio del territorio ha scoperto che esistevano degli immobili laddove non avrebbe dovuto esserci nulla». La procedura prevede che il Catasto dia comunicazione agli interessati perché mettano in regola le strutture. «Ma se le case non vengono regolarizzate entro certi termini», spiega il geometra, «arrivano le multe da pagare nel giro di sessanta giorni». Le sanzioni amministrative partono da un minimo di 400 euro a salire, «a seconda della tipologia immobiliare posseduta».

Tra gli appartamenti fantasma, ci sono numerose amministrazioni di fondi religiosi e anche fondi "laici" come quello di «Graziano di Buccheri» e quello del «principe Trabia di Palermo». Nell’elenco compaiono poi la «curia» e la «mensa vescovile di Agrigento». Oltre a congregazioni di frati e suore e numerose chiese, tra cui quella della «Beata vergine dell’aiuto» e quella di «San Pancrazio di Canicattì». In lista ci sono anche imprese edili e aziende di prodotti tipici. «Alcune di queste», dice Antonino Pillitteri, «potrebbero essere strutture costruite abusivamente».

Certo, nell’elenco con numero di foglio di mappa e relativa particella, «ci possono anche essere degli errori, per questo invitiamo i cittadini a visionare gli elenchi per comunicare eventuali correzioni», precisa Pillitteri. I nominativi dei proprietari e le indicazioni catastali sono disponibili sul sito del Comune di Canicattì. Che nei giorni scorsi ha fatto il boom di contatti. Gli interessati, in maniera comoda da casa, potranno prendere visione degli elenchi e fare richiesta di correzione. O, quanto meno, mettersi in regola e tornare a essere "visibili" per tutti. Soprattuto per il fisco.

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