La Zona 9

Descrizione zona

La zona 9 si estende verso nord dal centro cittadino.

Suddivisioni 

La zona 9 comprende le seguenti aree: Porta Garibaldi, Porta Nuova, Centro Direzionale, Bovisa, Isola, La Fontana, Montalbino, Segnano, Bicocca, Fulvio Testi, Ca' Granda, Prato Centenaro, Niguarda, Dergano, Affori, Bruzzano, Comasina, Bovisasca.

Comasina


Il centro del quartiere
La Comasina è un quartiere della periferia di Milano, a 6 km a nord del centro città. È compreso nella zona di decentramento 9. È considerato esempio emblematico del cosiddetto "quartiere autosufficiente", e uno dei principali interventi realizzati negli anni cinquanta dall'Istituto Autonomo Case Popolari.
Il quartiere Comasina confina coi quartieri di Quarto Oggiaro, Affori, Bruzzano e Bovisa e con il comuni di Cormano e Novate Milanese. È collegata con il centro della città tramite la Linea M3 della Metropolitana di Milano, che ha come capolinea nord proprio la stazione di Comasina. È inoltre collegata con i quartieri circostanti con le linee automobilistiche urbane dell'ATM 40, 41 e 52. Hanno capolinea nel quartiere anche le linee interurbane 83, 89, 705 e 729, che effettuano corse verso i comuni di Bresso, Novate Milanese, Cormano e Sesto San Giovanni; in corrispondenza della stazione metropolitana sorge inoltre il capolinea milanese della Tranvia Milano-Limbiate.
Il quartiere Comasina è, dal punto di vista quantitativo, la più importante realizzazione dello IACP di Milano; le consistenti dimensioni - ottantaquattro edifici e undicimila vani - lo resero «la maggiore realizzazione non solo dello IACP di Milano ma di tutti gli istituti d’Italia» e un caposaldo nella panorama dei quartiere autosufficienti.
Il primo progetto, curato dall'architetto-ingegnere Irenio Diotallevi, prevedeva quattro nuclei insediativi organizzati intorno ad un luogo di centralità destinato ad attrezzature collettive. I corpi di fabbrica erano costituiti da edifici alti di grandi dimensioni che configuravano un insediamento ordinato.
Le elaborazioni successive, posteriori alla scomparsa di Irenio Diotallevi, portarono ad un’organizzazione in quattro ambiti insediativi separati dai percorsi stradali di penetrazione: il più grande, delimitato dalle vie Val Sabbia, Spadini, Teano, Comasina, Madre Merloni Clelia e Esculapio, contiene un nucleo di centralità costituito da un chiesa a pianta centrale, da uno spazio conformato a corte aperta delimitato da edifici bassi destinati a servizi commerciali e ricreativi e da una casa alta, nonché dalle scuole primarie. Gli altri tre, più piccoli, sono attestati sulle vie Salemi e Litta Modignani e chiudono i margini ovest e sud del quartiere. La viabilità è separata dai percorsi pedonali secondo un principio insediativo messo a punto nei CIAM.

Affori


La piazza principale di Affori dove affaccia la chiesa di Santa Giustina
Affori (Affer in dialetto locale) è un quartiere di Milano, posto nella periferia settentrionale; amministrativamente è compreso nella zona di decentramento 9.
Già comune autonomo, venne annesso a Milano nel 1923.

Storia 

Affori era un antico ducato, già citato negli “Statuti delle acque e delle strade del contado di Milano fatti nel 1346” (in cui appare compreso nella pieve di Bruzzano). Dell'antico abitato rimangono tracce medievali e rinascimentali come la torre di guardia in via Osculati (costruita attorno al XIV secolo), che faceva parte del complesso dell'antica chiesa di Santa Giustina. Il nucleo principale del borgo, parte del quale è tuttora esistente come centro storico, era presso l'attuale strada via Taccioli - Via Cialdini.
Tale strada era all'epoca secondaria rispetto a due più importanti vie d'epoca romana che da Milano si dirigevano in direzione nord verso Como. Una (l'attuale via Bovisasca), realizzata per il traffico militare, che passava ad ovest di Affori, presso la quale sorse l'antica chiesa di San Mamete (alcune cui parti ancora esistenti risalgono al XI secolo) e l'omonima cascina (nei pressi dell'attuale quartiere Bovisasca). L'altra (l'attuale via Giuditta Pasta), per il traffico civile, a est dove sorse Bruzzano.
Questo condizionò lo sviluppo e l'importanza del borgo di Affori che rimase secondario e dipendente rispetto ai centri abitati limitrofi.
Anche dal punto di vista ecclesiastico: Affori, cosa abbastanza insolita, era divisa tra due plebane, una parte dipendeva dalla pieve di Bruzzano (ad est della via militare), l'altra da quella di Bollate (ad ovest) (alla fine del XIII secolo, secondo quanto scritto da Goffredo da Bussero nel 1285 circa nel "Liber notitiae Sanctorum Mediolani", vi erano nel territorio di Affori 8 chiese, di cui 5 dipendevano dalla pieve di Bruzzano e 3 da quella di Bollate).[1].
L'economia era prevalentemente agricola, con numerose cascine che sfruttavano per l'irrigazione l'acqua a temperatura mite tutto l'anno delle risorgive, che consentiva la coltura a marcite. diffusa era anche la coltivazione del gelso, incoraggiata nel contado milanese dagli Sforza, e il conseguente allevamento di bachi da seta.

Origine del nome [modifica]

La più antica menzione di Affori risale al 915, nel "Codice Diplomatico Longobardo" (colonna 796/d) in cui si legge "Signum manus Ambrosii de loco Affoni".. In un atto di compravendita del 1006 si cita una certa persona, Pasquale detto anche Aminzone come figlio di Magnefredo del "luogo di Afoni" . E in un documento del 1214 è citato un certo Rugerium de Afori.
Il nome di Affori compare in altre fonti più antiche vico Afori (1009), loco et fundus Avori (1019): locus Afori (XIII secolo). Potrebbe essere connesso con il nome proprio Afer attestato in un'antica lapide milanese in latino (CIL V, 5864). L'alternanza -r/-n rilevata nelle trascrizioni Afori/Afoni sembra puntare a una realizzazione dialettale di tipo Affer/Affen, analoga a quella che si riscontra nei nomi di persona Cristoffer/Cristoffen o Melchiorre/Marchionn.
Altre etimologie del nome ipotizzano che esso derivi da Ad forum, che potrebbe indicare la presenza di un antico mercato
Secondo altri, deriverebbe dalla presenza e abbondanza d'acqua (Ad fontem, alla fonte) per la presenza delle risorgive. Ipotesi avvalorata dall'antica dicitura Affoni per indicare il paese.
Un'altra ipotesi riguarda l'origine dall'espressione "Sancta Iustina a foris" (in latino medioevale "Santa Giustina di fuori") per indicare la chiesa, intendendo "fuori Milano" per distinguerla da un'altra Santa Giustina (altare presente in un'altra chiesa, l'antichissima chiesa di Sant'Agata, all'interno di Milano, dentro le mura presso la Porta romana). "Foris" quindi come "al di fuori", non solo dalla città vecchia delimitata dalle mura romane ma anche dalla "Cerchia dei Corpi Santi" (i paesi immediatamente attorno a Milano), un'etimologia quindi simile a quella di termini come "chiese foranee", "vicario foraneo", ecc. Il termine, contratto in "ad forem" da cui poi "Affori", sarebbe poi passato ad indicare il borgo attorno a tale chiesa.
Da rilevare che il toponimo Affori è attestato anche come nome di una cascina di Boffalora sopra Ticino, e parrebbe connesso con un cognome identico, diffuso nella zona.

XVII e XVIII secolo 

Nel 1686 Pier Paolo Corbella divenne prima Duca di Affori, successivamente marchese del feudo di Affori, acquistato dalla famiglia nobile dei Rissi di Parma, e comprò un grande terreno su cui sorgevano i ruderi della villa dell'arcivescovo Giovanni Visconti, villa costruita nel 1350 e un tempo lussuosa. Fece quindi costruire una villa, all'epoca Villa Corbetta, circondata da un ampio parco (più ampio dell'attuale parco di Villa Litta, nome col quale è nota ora) che al pari delle altre ville di campagna che circondavano all'epoca Milano divenne un luogo di ritrovo per la nobiltà milanese. Il paese di Affori venne quindi a trovarsi a maggior contatto con la città, e l'economia inizio a gravitare attorno alla villa, non solo con produzione agricola, ma anche artigianale.
Storia, topografia, aspetti della vita quotidiana di Affori sono noti grazie a resoconti redatti dai parroci di Affori, e in particolare da Alessandro Astesani (14 luglio 1762, Fagnano Olona - 18 novembre 1831, Affori; sacerdote, scrittore, archeologo)

XIX secolo e inizio del XX

La secondarietà e dipendenza di Affori rispetto alle zone limitrofe perdurò finché tra il XVIII e il XIX secolo durante la Repubblica Cisalpina si decise di costruire una strada più nuova e moderna, che (lungo le attuali via Imbonati, via Pellegrino Rossi, via Astesani, via Comasina) passava da Affori. Si invertì allora la situazione precedente, Affori crebbe d'importanza diventando il centro principale della zona.
Il 9 febbraio 1808 il comune di Affori, con altri 34 (tra cui il Comune dei Corpi Santi), venne aggregato a Milano, ma tale unione non durò a lungo. Con il ritorno della dominazione austro-ungarica, che non gradiva una grande Milano che potesse fare concorrenza a Vienna, ne venne separata nel 1816 (notificazione 12 febbraio 1816).

Il comune di Affori e uniti

Nel 1869 Affori, Bruzzano, Bresso e Dergano formarono il comune di Affori e uniti (R.D. 24 dicembre 1868, n. 4790). Nel 1884 Bresso ridiventò autonoma, staccandosi da Affori e uniti (R.D. 3 agosto 1884, n. 2570). Bruzzano e Dergano rimasero invece con Affori e ne seguirono le vicende successive. Il 14 agosto 1912 la denominazione del comune divenne più semplicemente Affori.

Maggiori rapporti con Milano e aggregazione nel comune

Nel frattempo, col progressivo aumento dell'industrializzazione in Milano che necessitava quindi di maggiore spazio per ospitare gli stabilimenti e i lavoratori da essi richiamati, i rapporti tra la città di Milano e i paesi limitrofi si facevano sempre più stretti. La città di Milano necessitava di nuovi spazi. Inoltre una parte della popolazione dei paesi limitrofi gravitava su di essa e ne utilizzava i servizi, mentre le tasse per finanziarli gravano prevalentemente sui residenti in Milano. Questi fattori portarono a decidere l'unificazione dei comuni limitrofi con Milano, non senza resistenze e timori più o meno fondati (c'era chi si preoccupava del fatto che gli abitanti dei comuni limitrofi, in gran parte ancora di tipo contadino, dovessero assumere gli usi e i costumi degli abitanti della città).
Nel 1923 il comune di Affori venne nuovamente aggregato al comune di Milano, con un provvedimento (R.D. 23 dicembre 1923, n. 2943) che accorpava alla metropoli altri 10 comuni (Baggio, Chiaravalle Milanese, Crescenzago, Gorlaprecotto, Greco Milanese, Lambrate, Musocco, Niguarda, Trenno e Vigentino) e due frazioni (Ronchetto sul Naviglio, già frazione di Buccinasco, e Lorenteggio, già frazione di Corsico).

Sviluppo dei servizi di trasporti

Le trasformazioni industriali e l'ampliamento territoriale che stavano avvenendo in Affori comportò una nuova e maggiore necessità di servizi di trasporto.
A tale esigenza rispondeva l'apertura della nuova linea ferroviaria Milano-Erba delle Ferrovie Nord Milano, che dal 1878/79 attraversa Affori. (Il suo percorso comportò il taglio dell'antico viale d'accesso alla Villa Litta). Il servizio avveniva con trazione a vapore su un solo binario ed ebbe ben presto un notevole traffico, perché attraversava una zona densamente popolata e a carattere operaio. Già nel 1909 venne proposto dalle Ferrovie Nord Milano un progetto per raddoppiare a due binari l'intera linea, con anche un terzo binario nella tratta Bovisa—Affori per servire le numerose industrie che erano sorte in quella zona. A causa della prima guerra mondiale tale progetto venne rinviato e il secondo binario tra Bovisa e Varedo venne inaugurato il 6 febbraio 1928. Il 1º luglio sempre del 1928 la fermata di Affori divenne stazione (assieme a quella di Cesano Maderno).
Nell'anno 1882 entrò in funzione una linea di tram a cavalli da Porta Volta ad Affori fino al la Pianta, lungo il percorso via Carlo Farini—via Pellegrino Rossi—via Astesani. Per volere di Emilio Osculati, direttore e consigliere delegato della Omnibus Vettura e responsabile dei trasporti pubblici milanesi per circa un trentennio, afforese d'adozione e figura importante nella vita pubblica di Affori, venne anche costruito un ampio stabilimento per il ricovero della paglia e foraggi per i cavalli, di più di 5.000 m² e situato nei pressi delle attuali via Astesani, via Zanoli e viale Affori, quindi nel parco stesso di Villa Osculati. Nel 1898 la trazione a cavalli fu sostituita da vetture elettriche Edison.

Affori parte del comune di Milano

Divenuto parte del Comune di Milano, il quartiere di Affori ha a lungo sofferto della sua posizione periferica, con i tipici fenomeni di degrado delle periferie. Negli ultimi tempi, però, grazie anche al miglioramento dei collegamenti col resto della città, Affori ha assunto le caratteristiche di un quartiere bene integrato. Al suo interno hanno sede numerose associazioni culturali, sportive e sedi di servizi. In particolare, i due poli della Villa Litta e dell'ex ospedale psichiatrico Paolo Pini (che si trova nel quartiere Comasina, non molto lontano dal confine con Affori) ospitano diverse strutture:

La "Banda d'Affori"

Il quartiere è anche sede di una storica banda musicale (il "Corpo Musicale Gaetano Donizetti", fondato nel 1853, noto anche come Banda d'Affori), che conobbe una certa notorietà per via di una canzone dialettale milanese, Il tamburo della banda d'Affori (parole di N. Rastelli e M. Panzeri, musica di N. Ravasini), del 1942, di cui rimase celebre il ritornello.


Villa Litta


Altro monumento è Villa Litta, fatta costruire da Pier Paolo Corbella (nominato nel 1686 marchese per il feudo di Affori) nei pressi dei ruderi di quella che in precedenza era una lussuosa villa fatta costruire dall'arcivescovo Giovanni Visconti nel 1350. La villa era utilizzata come residenza estiva (un tempo infatti Affori era una località di villeggiatura per chi voleva allontanarsi da Milano) e come luogo di ritrovo della migliore nobiltà milanese con feste ed eventi mondani caratterizzati dallo sfarzo tipico del Seicento. La villa passò poi a D'Adda e poi ai Litta (successivamente Litta-Modignani). Alla morte del nobile Giovanni Litta Modignani (1905) la villa passò all'amministrazione provinciale, e, dal 1927, al Comune di Milano. Nel 1939 a Villa Litta vennero trasferiti i molti abitanti delle baracche esistenti nelle periferie di Milano. Durante i primi bombardamenti effettuati sulla città dagli "alleati" , molti sinistrati vennero anche loro trasferiti in Villa Litta e, nel Parco della Villa, vennero costruite delle baracche in legno per accogliere altri sinistrati. Gli abitanti di Affori chiamavano in senso dispregiativo questi poveri cristi "baioni" cioè abitanti della "baia". Poi in seguito con la costruzione delle case popolari vennero trasferiti al Quartiere Comasina e in altre case a Niguarda. Nonostante numerose perdite, deterioramenti di opere d'arte (tra cui i I Sirenei e un'antica cancellata del Settecento, trasferiti poi a villa Clerici a Niguarda), e alienazioni di parte di quello che era stato un magnifico parco all'inglese (opera del conte Ercole Silva), la Villa Litta e il parco ad essa annesso caratterizzano ancora il margine occidentale del quartiere. Attualmente la superficie totale è di 81.543 m², di cui 2.925 coperti

 

Porta Nuova




Stemma del rione di Porta Nuova
Porta Nuova è una delle principali porte di Milano. Si trova lungo i bastioni detti "di Porta Nuova", proseguimento dei bastioni di Porta Venezia, topograficamente sulle mura spagnole di Milano, completamente demolite in questa area della città.

Storia e architettura

L'attuale porta monumentale venne costruita a partire dal 1810 e terminata nel 1813, (progetto dell'architetto Giuseppe Zanoia), sul tracciato dell'antica via romana che collegava la città con la Brianza. Importante commercialmente era la sua posizione vicino al naviglio della Martesana allora navigato, e la sua costruzione contribuiva al nuovo riassetto urbanistico anulare attorno ai bastioni, il cui scopo militare difensivo era da tempo cessato, favorendo lo sviluppo urbano a nord della città.
La porta è un arco trionfale, richiamante lo stile ionico, ad un fornice costruito in blocchi di arenaria giallastra, ornato da bassorilievi, che collega i due caselli daziari porticati, anch'essi in arenaria, collocati simmetricamente ai due lati.
L'arenaria utilizzata è molto friabile, per cui le decorazioni di cui il monumento è ornato esteriormente sono soggette ad erosione nel tempo, aggravata dall'inquinamento, e parte delle sue ornamentazioni originarie oggi sono scomparse o scarsamente visibili.[1]
Nel 2002 l'associazione "Castelli e Ville Aperte in Lombardia" ha ricevuto dal comune di Milano l'assegnazione dell'opera per il suo uso e restauro conservativo.

Niguarda

 Niguarda (Ninguarda, Linguarda in dialetto locale) è un quartiere di Milano, posto nella periferia settentrionale, compreso nella zona di decentramento 9. Già comune autonomo, fu annesso a Milano nel 1923.

Toponomastica

Di dubbia derivazione, si è pensato col tempo - considerata la posizione relativamente alta rispetto a Milano - ad un composto di warda, premesso dell'aggettivo nova (da cui deriverebbe il restringimento di no- in ni). Una possibile analogia con Niardo, tuttavia, permetterebbe di poter pensare come in tal caso ad un nome germanico (forse Niward), volto al femminile (in dipendenza da casa, o villa). Il cognome di un Niguarda di Morbegno, vescovo di Como nel XVI secolo sarà derivato dal nome del paese. [1]

Storia

La prima testimonianza dell'insediamento di Niguarda si ha nel IV secolo, datazione di alcuni reperti archeologici paleocristiani (fra cui un sarcofago, rinvenuto durante i lavori di restauro della Villa Corio, sede della Biblioteca rionale, Polizia locale ed ufficio anagrafe).
Il quartiere si pregia della presenza di Villa Clerici in via Terruggia. Inoltre il quartiere vanta sedimenti storici come il ristorante California di inizio secolo scorso famoso per il breve passaggio di Buffalo Bill e della sua compagnia. L'area niguardese, come pochi altri quartieri, è circondata di molteplici accessi al Parco Nord di Milano.

L'Ottocento

Celebre luogo di soggiorno per le famiglie nobili del tempo, noto per la salubrità dell'aria di campagna, Niguarda a inizio Ottocento si presenta ancora come un piccolo borgo contadino, conosciuto per la produzione vinicola e tessile. Di rilievo nella storia cittadina, è stato l'ampliamento della vecchia chiesa, divenuta eccessivamente piccola in confronto al costante aumento della popolazione. Una prima volta, la chiesa viene allungata e aggiunta della navata destra, ad opera dell'architetto Giacomo Moraglia, su richiesta del parroco Don Antonio Fracassi (1837). Per far fronte alla mancanza di fondi, i niguardesi offrono la loro manodopera gratuita per l'ampliamento della chiesa. Cinquant'anni dopo, nel 1887, viene aggiunta anche la navata sinistra, su iniziativa di Don Cesare Folci. Per la realizzazione del campanile, si dovrà attendere Don Giovanni Macchi, fino al 1926.

Ospedale e scuole

Nel quartiere sorge l'Azienda Ospedaliera "Niguarda Cà Granda" (l'Ospedale di Niguarda), inoltre vi sono parecchie scuole elementari, medie e anche due istituti d'istruzione superiore: il liceo scientifico "Bertrand Russell" e l'istituto tecnico Luigi Galvani"(quest'ultimo ospita anche un liceo scientifico e dal 2006 un liceo linguistico).


Bovisa


La Bovisa è un quartiere di Milano, situato nella parte settentrionale della città. Appartiene alla zona 9 verso la parte terminale ed è delimitato fisicamente e storicamente dai binari della ferrovia che cingono il quartiere per buona parte della sua estensione, fino ad arrivare all'estremità di Corso Sempione.
Il quartiere prende il nome da una cascina d'antica data, Cascina Bovisa attorno a cui si venne a formare una borgata agricola che venne poi inglobata a Milano nel 1873. A sua volta, il nome Bovisa deriva probabilmente da bovi (buoi).

Caratteristiche

Nel quartiere, subito dopo la fondazione degli Studi dell'Ambrosio Film di Torino, i primi d'Italia, sorsero agli inizi del '900 alcuni tra i primi istituti cinematografici italiani con annessi studi, l'"Armenia Film" e la Milano Films ancor prima di Cinecittà, dove vennero girati i primi lungometraggi muti come L'inferno.
Nata come zona industriale periferica di Milano, nella seconda metà del XX secolo subisce un declino dovuto allo smantellamento delle molte industrie che risiedevano nella zona, con conseguente degrado interrotto negli ultimi anni dal proliferare di cantieri a scopo residenziale e dal recupero di alcune strutture industriali dismesse. Inoltre in Via Imbriani c'è un'alta percentuale di palazzi storici.
Una delle attività più importanti di questa ex zona industriale è oggi quella connessa alla presenza di una delle sedi distaccate del Politecnico di Milano. La zona è divisa in due campus universitari, quello nord per la Facoltà del Design e la Facoltà di Architettura (ricavato da un ex industria) e quello sud per Ingegneria. Attualmente nel Campus Bovisa Ingegneria è presente la sola IV Facoltà, con i corsi di Ingegneria meccanica, Ingegneria aerospaziale ed Ingegneria energetica). Vi si trova anche il Dipartimento di Ingegneria gestionale.
Nel 2006 è nata la TBVS (Triennale BoViSa) di arte moderna (Design, Pittura, Scultura).
La grande centrale di produzione e stoccaggio del gas di città, ormai dismessa e in demolizione, ha conservato le strutture dei suoi gasometri come esempio di archeologia industriale. Ancora attiva è la fabbrica della Fernet Branca. Da qualche anno nel quartiere si sono inoltre insediati gli studi televisivi e gli uffici dell'emittente locale Telelombardia.
Per i collegamenti si avvale della stazione di Villapizzone e Lancetti (Passante Ferroviario), la stazione Bovisa-Politecnico (FNME) e il capolinea dei tram numero 2 che collega il quartiere industriale al centro città. Ben servita anche dai filobus 90-91 e 92 e dalla linea automobilistica 82 dell'ATM. Vi è anche una fermata della Linea 3 della Metropolitana, denominata Dergano, più vicina fisicamente della stazione di Maciachini; la linea metropolitana prosegue poi in via Pellegrino Rossi fino ai quartieri di Affori e Comasina.
Al quartiere è dedicato l'unico romanzo del regista Ermanno Olmi, Ragazzo della Bovisa e la canzone Notte in Bovisa del gruppo musicale Calibro 35.

Servizi presenti in zona

Biblioteche rionali

In zona 9 sono presenti quattro biblioteche rionali: la biblioteca "Affori", che si trova in viale Affori al 21, la biblioteca "Cassina Anna" in via S. Arnaldo 17, la biblioteca "Bovisa", la biblioteca "Dergano" e la biblioteca "Niguarda" in via Passerini 5.

Centri di aggregazione giovanile 

I centri di aggregazione giovanile (C.A.G.) offrono servizi ricreativi e didattici rivolti a giovani adolescenti, nei quartieri periferici di Milano. I CAG presenti in zona 9 sono: il centro Abelia, in via E. Acerbi 12, ed il centro Marcelline, in via Veglia 76.

Centri di aggregazione multifunzionali

I centri di aggregazione multifunzionale (C.A.M.) fanno parte di un servizio erogato dal Comune di Milano, tramite le strutture del decentramento, e il loro obiettivo è quello di favorire l'aggregazione sociale, lo svolgimento di attività ricreative, culturali, formative e sportive. Le sedi del C.A.M. in zona 9 sono in via S. Arnaldo 17 ed in via Ciriè 9.

Istituti scolastici

Nella zona 9 sono presenti le seguenti scuole elementari:
  • Caracciolo, quartiere Affori, via Iseo 7
  • Calvino, quartiere Affori, via Scialoia 19
  • Don Orione, quartiere Affori, via Fabriano 4
  • Scuola primaria, quartiere Bovisasca, via Gabbro 6
  • Cantù, quartiere Bruzzano, via dei Braschi 12
  • Anna Frank, quartiere Bruzzano, via Dora Baltea 16
  • Sorelle Agazzi, quartiere Comasina, piazza Gasparri 6
  • Marie Curie, quartiere Dergano, via Guicciardi 1
  • Confalonieri, quartiere Isola, via Dal Verme 10
  • Lambruschini, quartiere Dergano, via Crespi 1
  • Duca degli Abruzzi, quartiere Niguarda, Via Cesari 38
  • V. Locchi, quartiere Niguarda, via Passerini 4/8
  • Pertini, quartiere Bicocca, via Mann 8
  • Pirelli, quartiere Bicocca, via da Bussero 9
  • Poerio, quartiere Pratocentenaro, via Pianell 40
  • Locatelli, quartiere Niguarda, via Veglia 80
  • Fabbri, quartiere Zara, viale Zara 96

Università

Nel quartiere Bovisa, in zona 9, si trova una delle sedi del Politecnico di Milano; la sede comprende edifici in via La Masa e in via Durando, separati dalla stazione di Milano Bovisa-Politecnico delle FerrovieNord. Il distaccamento Bovisa ospita diverse facoltà di ingegneria e di architettura. Inoltre è presente l'Università Bicocca che vanta discipline quali Fisica e Biotecnologie.

Ospedali [modifica]

  • Ospedale di Niguarda
  • CTO Centro Traumatologico Ortopedico
  • Istituto Ortopedico Galeazzi
  • Casa di cura "San Pio X"

Parchi

Stazioni

Stazioni della Metropolitana di Milano:
Stazioni ferroviarie:

Chiese

  • San Martino in Niguarda
  • Santa Maria Annunciata
  • San Carlo alla Ca’ Granda
  • San Giovanni Battista alla Bicocca
  • Gesù Divin Lavoratore
  • San Dionigi in Pratocentenaro
  • Annunciazione
  • Beata Vergine Assunta in Bruzzano
  • San Bernardo in Comasina
  • Sacro Volto
  • San Filippo Neri in Bovisasca
  • San Paolo
  • San Giovanni Evangelista
  • Santa Maria alla Fontana
  • Santa Giustina in Affori
  • Santa Maria del Buon Consiglio
  • San Nicola Vescovo in Dergano
  • Santissimi Giovanni e Paolo
  • Santuario Madonna di Fatima